mercoledì 29 aprile 2015

NUOVO VIAGGIO

Abbiamo trascorso tre giorni immersi in un atmosfera impregnata di santità, di devozione, di preghiera. Luoghi antichi e bellissimi, paesaggi medievali a stretto contatto con il Divino. Abbiamo preso una pausa dal quotidiano, abbiamo toccato con mano la purezza e la nostra anima e i nostri corpi  si son rinfrancati. E' stato un viaggio emozionante e rigenerante. Approfondire la conoscenza di San Francesco, di Santa Chiara, di Santa Rita, di San Benedetto, vedere la serenità e la beatitudine in cui vivono i frati e le suore è stato per noi illuminante e ha dato nuova forza alla nostra vita.

Assisi

Basilica superiore di San Francesco

pezzetto di Sardegna ad Assisi- scultura di Pinuccio Sciola

Basilica superiore di santa Rita - Cascia

Roccaporena (paese natale di santa Rita)

Assisi - panorama

San Benedetto da Norcia - patrono d'Europa

giovedì 16 aprile 2015

CULLODEN 16 aprile 1746




Io a Culloden (Scozia) nel 2009
La battaglia di Culloden (gaelico: Blàr Chùil Lodair), combattuta il 16 aprile 1746Highlands scozzesi, vide i sostenitori di Carlo Edoardo Stuart, detto il "Giovane Pretendente" (detto anche "Bonnie Prince Charlie"), definitivamente sconfitti dalle forze lealiste comandate dal Duca di Cumberland, figlio di re Giorgio II, che per l'efferatezza della repressione portata avanti nei confronti dei giacobiti fu soprannominato "Billy il Macellaio".

 presso Inverness
Quella di Culloden fu l'ultima battaglia campale combattuta in Gran Bretagna, e nonostante si fosse in piena età moderna gli scozzesi utilizzarono sul campo concetti e strategie risalenti al Medioevo, inefficaci e superati; lo scontro si concluse con la loro disastrosa sconfitta.

Dopo la Gloriosa Rivoluzione del 1688 e la cacciata dell'ultimo re cattolico, le speranze di una restaurazione giacobita sul trono dei tre "regni" non erano ancora tramontate in Gran Bretagna, ed anzi con il passare degli anni andavano sempre più riacquistando forza, specialmente in Irlanda e Scozia, dove le confische territoriali operate da Guglielmo d'Orange a favore dei protestanti, avevano destato forte malanimo da parte dei cattolici. Le speranze per i giacobiti sembrarono risollevarsi nel 1744, quando la causa del casato degli Stuart ottenne l'appoggio politico e militare del re di Francia, Luigi XV. Questi infatti vedeva di buon occhio sul trono britannico un suo candidato, per di più cattolico. Nel febbraio dello stesso anno, diecimila soldati francesi furono radunati a Dunkerque: il piano francese prevedeva di traghettarli fino alla costa meridionale dell' Essex, per poi avanzare da qui verso la capitale inglese. Rappresentante degli Stuart era il Principe di Galles Carlo Edoardo, figlio primogenito di Giacomo Edoardo Stuart e nipote dell'ultimo sovrano Stuart dei "tre regni", Giacomo II.
I piani francesi di invasione dell'Inghilterra furono però mandati all'aria dalle cattive condizioni atmosferiche, che portarono alla distruzione quasi totale della flotta francese. Sfumata anche questa occasione, Giacomo Edoardo, il "Vecchio Pretendente", perse ogni influenza nei giochi della politica europea; i suoi progetti passarono al figlio Carlo Edoardo, che da quel momento prese il soprannoime di "Giovane Pretendente" nei salotti politici europei e l'appellativo di "Bel Principe Carlo" (Bonnie Prince Charlie) in quelli aristocratici e filo-giacobiti.
Nel 1745 Carlo Edoardo fu nominato reggente dal padre ed il 16 luglio cominciò una nuova spedizione. Insieme ad un ristretto numero di conoscenti e dotato di un'esigua quantità di armi e munizioni si diresse verso la Scozia a bordo della fregata Du Teillay, comandata da Antony Walsh, un noto corsaro. La fregata leggera era scortata dallaElizabeth, un vascello francese di terza classe; a bordo di quest'ultima nave era imbarcato un gruppo di volontari, scarso per numero e per qualità dell'equipaggiamento. L'impresa iniziò in modo sfortunato: la Elizabeth, gravemente danneggiata in uno scontro con il vascello inglese Lyon avvenuto ad ovest delle coste irlandesi, fu costretta a tornare indietro verso Brest, portando con sé i soldati ed i viveri destinati a sostenere la rivolta scozzese.
Carlo Edoardo, a bordo della Du Teillay, riuscì comunque a raggiungere le Isole Ebridi, eludendo il blocco navale operato dagli inglesi, e da qui poté giungere sulla terraferma scozzese, il 25 luglio, esattamente nella rada di Loch nan Uamh, vicino ad Arisaig. Da qui il Bel Carlo cominciò a chiamare a raccolta i Clan delle Highlands. Il 9 agosto, a Glenfinnan, Carlo Edoardo fece innalzare lo stendardo degli Stuart, proclamandosi reggente in nome del padre. Il 16 agosto vennero aperte le ostilità. A Highbridge un piccolo gruppo di giacobiti guidati da Sir Tìr nan drìs attaccò due compagnie di fanteria inglese catturando il loro capitano. Iniziava così il "Quarantacinque".

Il "Quarantacinque"

Inizialmente l'esercito riunito da Carlo Edoardo consisteva in 1200 uomini appena, divisi più o meno equamente tra gli appartenenti al clan dei Cameron sotto il comando di Sir Lochiel ed ai membri del clan MacDonald agli ordini di Keppoch. Questo piccolo contingente si ingrandì man mano che avanzava verso le Highlands orientali fino a Badenonoch; ironia della sorte, l'esercito di Carlo Edoardo percorreva proprio quelle strade che erano state costruite dagli inglesi durante la precedente insurrezione giacobita del 1715 con lo scopo di facilitare il controllo della regione, rendendo più rapidi gli spostamenti delle truppe. L'esercito inglese capitanato da Sir John Cope, mandato precipitosamente contro la spedizione ribelle, procedette in direzione di Inverness, aprendo in questo modo a Carlo Edoardo la strada verso Edimburgo.


Impadronitosi definitivamente della Scozia, Carlo Edoardo poté dedicarsi al suo obiettivo finale, raggiungere Londra: il suo esercito si mise in marcia verso la capitale il 1º novembre, coronando la sua avanzata con l'occupazione di Carlisle il 16 novembre, di Manchester il 28 e di Derby il 4 dicembre. Tuttavia, non tutto andava secondo i piani di Carlo, che ebbe dei forti contrasti con Lord Murray: gli aiuti da parte dei giacobiti inglesi furono più inconsistenti del previsto e giunsero in ritardo, e circa mille Highlanders disertarono, tornando nella loro patria. Oltre a questi problemi interni, il Pretendente si trovò a dover fronteggiare tre armate lealiste che, sotto il comando del Duca di Cumberland, figlio di re Giorgio II, succeduto come comandante-in-capo al Feldmaresciallo Wade, si stavano riunendo per accerchiare i giacobiti. Il Principe Carlo decise allora di ritirarsi, sebbene Londra distasse ormai solamente 127 miglia e la città, come lo stesso Horace Walpole riporta nel suo famoso epistolario, fosse in grande inquietudine per le notizie che circolavano riguardo ad un grande esercito francese imbarcato sulle coste di Calais e già in rotta attraverso il Canale della Manica, e di numerosi rinforzi giacobiti in arrivo dal Galles e dalle contee della stessa Inghilterra.Perth si unì all'esercito del Pretendente Lord George Murray, che si sarebbe in seguito rivelato un valente comandante. Nel frattempo, il 17 settembre il Principe Carlo entrò ad Edimburgo, stabilendosi ad Holyrood Palace, antica residenza degli Stuart; la guarnigione della città si arroccò nel castello. Cope provò a contrastare Carlo: raggiunta Aberdeen, il suo esercito si imbarcò per Dunbar per poi avanzare verso Edimburgo. All'alba del 21 settembre, a Prestonpans, i dragoni di Cope si trovarono davanti lo spettacolo della carica in massa degli Highlanders attraverso la fitta foschia «[...] tra le selvagge grida di guerra delle Highlands ed il lamento delle cornamuse». L'armata inglese fu sbaragliata e messa in rotta in appena dieci minuti e Cope dovette affrontare la Corte marziale.

Mostrando scarso acume strategico e politico, invece di marciare celermente ad occupare Londra, Carlo Edoardo preferì tornare indietro verso la Scozia, entrando a Glasgow il giorno di Natale, nonostante la città gli fosse ormai ostile. Addirittura la città di Stirling lo fece entrare solo malvolentieri, sebbene i governativi rimanessero rinchiusi nel castello. La fortuna però sembrò essere ancora favorevole al Principe Carlo. Lady Anne MacKintosh, il cui marito, capo del clan omonimo, militava nelle truppe governative, gli inviò segretamente 400 uomini, guadagnandosi dai giacobiti l'appellativo di "Colonnello Anne". Infine arrivarono anche i tanto attesi aiuti francesi. Il 17 gennaio 1746, a Falkirk, i giacobiti sconfissero l'esercito del Tenente-Generale Henry Hawley. Il 1º febbraio l'esercito delle Highlands passò a guado il Forth per dirigersi verso nord.
Nonostante il suo segretario, John Williams O'Sullivan, insistesse per riprendere l'avanzata verso sud, il Principe Carlo preferì dare ascolto a Lord Murray, che suggeriva la strategia opposta, e stabilì il proprio quartier generale ad Inverness, dove rimase per sette settimane a svernare. Nel frattempo, però, la sua situazione stava peggiorando, in quanto con l'avanzata dell'armata del Duca di Cumberland, che si era stabilita ad Aberdeen, molti capi scozzesi avevano cominciato ad abbandonarlo, mentre gli aiuti economici inviati dalla Francia erano stati neutralizzati dagli inglesi. Il Duca di Cumberland, insieme a numerosi alleati tedeschi dell'Hannover e dell'Assia, lasciò Aberdeen l'8 aprile, dirigendosi verso Nairn. Il 14 aprile, l'esercito giacobita si preparò allo scontro, schierandosi il giorno successivo nella brughiera di Drumossie.

La battaglia

Queste discussioni durarono tutto il giorno, mentre le truppe giacobite rimanevano schierate immobili, preda di freddo e fame. A notte inoltrata, fu ordinato un attacco al campo inglese, che fu però respinto.Nonostante l'esercito giacobita fosse schierato, il 15 aprile 1746 si concluse senza combattimenti, in quanto l'esercito inglese aveva festeggiato il compleanno del proprio comandante con una distribuzione supplementare di brandy ed era rimasto nel proprio accampamento a festeggiare. L'esercito ribelle non sfruttò questa occasione perché i propri comandanti non avevano ancora raggiunto un accordo sulla scelta del campo di battaglia adatto. Mentre infatti O'Sullivan ed il Principe Carlo sostenevano che la brughiera fosse un buon terreno per le proprie truppe, Lord Murray obiettava (e i fatti gli avrebbero dato ragione), che un simile campo dei battaglia avrebbe fiaccato le temute cariche degli Highlanders, permettendo invece agli inglesi di sfruttare al meglio la potenza di fuoco di moschettieri ed artiglieria.


All'alba del 16 aprile, Carlo Edoardo schierò le sue truppe; tutto il suo esercito consisteva di poco più di 5.000 uomini, inclusi i due battaglioni dei reggimenti giacobiti dell'esercito francese, gli Écossais Royaux e la Brigade Irlandaise, e qualche centinaio di cavalieri malamente armati. L'artiglieria contava solo tredici vecchi cannoni leggeri da campo di provenienza francese. Gli Highlanders si disposero in ordine per clan formando due linee, mentre in riserva stava la debole cavalleria di Lord Kilmarnock e le truppe franco-irlandesi. Dall'altra parte del campo di battaglia si dispiegarono i quindici reggimenti ottimamente addestrati di fanteria di linea del Duca di Cumberland, di cui tre scozzesi dei clan fedeli agli Hannover, e due reggimenti di dragoni.Demoralizzati, affamati e sconcertati dall'assurda gestione della situazione da parte dei loro comandanti, i soldati giacobiti si ritirarono, senza avere la possibilità di riposarsi durante la notte. Alcuni, stremati, si gettarono in preda al sonno lungo la strada e vennero sorpresi e massacrati da picchetti di soldati inglesi.
L'esercito Inglese agli ordini di Lord Cumberland era schierato su tre File: le prime due (comandate rispettivamente dal Conte di Albemarle e dal maggior generale John Huske) erano composte da sei battaglioni, mentre la terza, tenuta come riserva, era costituita da tre battaglioni agli ordini di Sir John Morduant. I lati erano protetti dalla cavalleria, mentre l'artiglieria, ben più potente di quella a disposizione dell'esercito giacobita, era schierata negli spazi tra i vari battaglioni. Infine, sul lato sinistro dello schieramento erano posizionati tre battaglioni di scozzesi fedeli alla casata degli Hannover, che costituivano la milizia dell'Argyll; questi ultimi dovevano, secondo i piani inglesi, accerchiare l'esercito ribelle, prendendolo di lato. La maggior parte delle informazioni sulla disposizione dell'esercito del Duca di Cumberland si ha, oltre che dai dispacci militari, dalle due lettere che l'allora Maggiore James Wolfe scrisse il giorno dopo la battaglia.
« L'esercito del Duca aveva all'inizio [della battaglia] sei battaglioni in prima linea, comandati da Lord Albemarle e Lord Sempill; altrettanti in seconda linea sotto il generale Husk, e tre battaglioni formavano la terza linea o riserva, comandati dal Brigadiere Mordaunt; i dragoni di Cobham e due squadroni di quelli di Lord Mark Kerr erano sulla sinistra della linea del fronte, dove il terreno era più praticabile; gli altri squadroni del reggimento a cavallo di Kingston erano sulla destra, e due cannoni erano posti in ogni intervallo tra i battaglioni della prima linea. »
(James Wolfe, 17 aprile 1746)
Lo scontro fu aperto, verso le dieci del mattino, dal fuoco dei piccoli cannoni giacobiti, reso inefficace dalla distanza eccessiva e dall'inesperienza degli artiglieri. Sebbene il terreno paludoso avesse diminuito la potenza dell'artiglieria nemica, in attesa dell'ordine di attacco la lunga linea di tartan subì comunque delle perdite molto consistenti ed il morale cominciò a precipitare. Tuttavia, il Principe Carlo attese addirittura un'ora prima di dare il segnale di attacco, poiché, trovandosi distante dalla prima linea, non si era reso conto di quante vittime stesse facendo l'artiglieria inglese tra le sue fila. Quando finalmente i ribelli si decisero ad attaccare, inoltre, i MacDonald si rifiutarono di eseguire l'ordine, infuriati per essere stati disposti sul fianco sinistro dell'armata ignorando la loro tradizionale posizione sul fianco destro. Questa insubordinazione fece sì che solo una parte delle forze giacobite prese effettivamente parte alla battaglia.
I clan della Confederazione dei Chattan furono i primi a lanciarsi alla carica al selvaggio grido delle Highlands, ma il terreno acquitrinoso dinanzi a loro li costrinse a convergere verso destra, andando così a sbarrare la strada agli altri reggimenti di Highlanders e sospingendoli sempre più verso il muretto di pietra. Nonostante il grande scompiglio creatosi con questa manovra accidentale, i giacobiti continuarono ad avanzare intrepidamente. L'esercito che avevano di fronte, però, oltre ad essere numericamente superiore, era sostanzialmente diverso da quelli contro i quali i giacobiti avevano riportato diverse vittorie: l'armata di Lord Cumberland era formata dai reparti di élite dell'esercito inglese, i cui componenti erano dei veri e propri veterani che avevano preso parte, in qualche caso, alle battaglie di Dettingen e Fontenoy in Europa. Giunti così a pochi passi dalle linee inglesi, gli Highlanders furono investiti dalle scariche dei moschetti e dal fuoco a mitraglia dell'artiglieria. Nondimeno, un gran numero di giacobiti raggiunse le linee nemiche e per la prima volta da lungo tempo una battaglia fu decisa dallo scontro corpo a corpo tra gli Highlanders armati di spada e scudo e le giubbe rosse inglesi con moschetti e baionette innestate. Nella mischia selvaggia che seguì, in particolare con il 4º Reggimento di linea di Sir Robert Rich, la carica dei giacobiti venne arrestata ed i pochi ribelli che riuscirono a penetrare la prima linea nemica furono falciati dal fuoco della seconda.


ConseguenzeIn appena un'ora il Duca di Cumberland aveva ottenuto una vittoria schiacciante. Circa 1.250 giacobiti giacevano morti sul campo di battaglia, altrettanti erano rimasti feriti in modo più o meno grave ed erano stati presi 558 prigionieri. Gli inglesi avevano perso circa una cinquantina di uomini, la maggior parte dei reggimenti di Barrell e Munro; i feriti ammontavano a 259.
L'esito disastroso della battaglia pose definitivamente fine sia ai piani degli Stuart di riconquistare il trono inglese, sia al sogno scozzese di rendersi nuovamente indipendenti dall'Inghilterra. Lo sterminio totale dei feriti ordinato ai suoi soldati fece sì che il Duca di Cumberland fosse soprannominato dagli scozzesi "Billy the Butcher", Billy il Macellaio. Alcuni prigionieri d'alto rango furono portati a Inverness per essere processati e giustiziati, mentre tre Lord ribelli furono inviati a Londra.
Carlo Edoardo fuggì dal campo di battaglia e passò altri cinque mesi da fuggiasco in Scozia, con una taglia di 30.000 sterline sulla sua testa. Aiutato da una nobildonna scozzese, Flora MacDonald, di lì a poco il Bel Carlo lasciò avventurosamente il suolo scozzese travestito da donna, per riparare in Francia.
Subito dopo la battaglia, Cumberland si recò ad Inverness con la sciabola ancora coperta di sangue, come gesto simbolico e di monito. Il giorno seguente, il massacro andò avanti. Il Duca svuotò le prigioni dai detenuti inglesi ed ordinò di riempirle con i prigionieri giacobiti. Un certo numero di arrestati fu portato in Inghilterra per essere processato per alto tradimento. Una serie di processi ebbe luogo a Berwick-upon-Tweed, York e Londra e molti giacobiti furono tenuti prigionieri per diverso tempo nei pontoni sul Tamigi e in Tilbury Fort, dove furono torturati e lasciati morire. Le esecuzioni furono condotte in rapporto di una a venti. In totale, a Culloden furono presi prigionieri 3.470 giacobiti ed altri sostenitori, dei quali 120 condannati a morte ed 88 morti nelle carceri; 936 furono deportati nelle colonie e 222 esiliati. Mentre molti in seguito furono rilasciati, la sorte di quasi 700 persone rimase sconosciuta. Allo stesso modo di come operò una giustizia sommaria sui prigionieri giacobiti, Cumberland si mostrò inflessibile anche nei confronti dei suoi uomini, facendo fucilare 36 disertori inglesi. La repressione attuata non fu comunque molto differente per efferatezza da quella operata da Giacomo II ai tempi della ribellione di Monmouth, con le assise insanguinate del giudice Jeffreys.
Diversamente dai ribelli scozzesi, ai picchetti di soldati irlandesi dell'esercito francese fu concessa una resa formale e fu riservato un trattamento onorevole, permettendo loro anche un ritorno in Francia: erano considerati soldati regolari di una nazione straniera, soggetti al normale codice di guerra. I prigionieri giacobiti, invece, visti come traditori, furono trattati di conseguenza.

Epilogo
La repressione delle truppe governative contro i giacobiti ed i loro simpatizzanti proseguì nei mesi successivi. Gli inglesi, inoltre, presero diversi provvedimenti per sottomettere definitivamente la Scozia, annientandone costumi e tradizioni: agli scozzesi fu proibito di indossare il kilt o di suonare la cornamusa, con la sola eccezione dei reggimenti reclutati nell'esercito inglese; a questa serie di leggi, detta Atto di Proscrizione (Act of Proscription), si aggiunsero l'Atto di Abolizione del Possesso (Tenures Abolition Act), che decretò la fine del vincolo feudale di servizio militare e l'Atto di Giurisdizione sulla Successione (Heritable Jurisdictions Act), che abolì l'autorità virtuale che i capi avevano sui loro clan. Le nuove provvisioni ecclesiastiche mirarono a proscrivere la principale confessione religiosa dei giacobiti, l'Episcopalismo. Anche le radici culturali scozzesi furono duramente provate dagli inglesi, che osteggiarono l'uso del gaelico e la recita delle antiche opere letterarie scozzesi.
« L'agreste piva e gl'allegri lai
Non più allieteran i giorni felici;
Né i bei dì di dilettevol festa
Rallegreran le tetre notti d'inverno;
[...]
E nulla s'udrà ma sol di dolor pianti,
Mentre pallidi gli spirti dello scempio
Si libreran ogni notte sulla landa silente. »
(Lacrime di ScoziaTobias Smollett)



venerdì 3 aprile 2015

NONOSTANTE TUTTO

Pasqua di Risurrezione, viviamo tempi in cui senti dire alla gente: "è Pasqua ma la festa non è più sentita come una volta". Vorrei dire tante cose a queste persone, la prima è la cortesia di non parlare a nome di tutto il genere umano, ma di limitarsi a se stessi, perchè grazie a Dio le cose non vanno così! non per tutti almeno. Oggi è Venerdì Santo e al mio paese la Pasqua è sentita, e pure molto! La chiesa è piena di gente ormai da dieci giorni. Dall'inizio della Quaresima ogni venerdì si è celebrata la Via Crucis, due venerdì fà la Via Crucis delle famiglie, la settimana scorsa le Sante Quarant'ore e la Via Crucis per le vie del paese, ieri la Santa Messa del Giovedì Santo e oggi la processione del Cristo Morto, domani mattina le donne andranno al sepolcro a rendere omaggio a Gesù, e sabato ci sarà la Veglia Pasquale, infine L'Incontro, domenica mattina, e sarà grande Festa!!!
La Festa, la Pasqua, è dentro di noi!!!.....immergersi nei Misteri, contemplare, pregare, vivere ciò che la Chiesa con tanto impegno e devozione ci propone, ci aiuta a fare Festa, ci fa sentire la Festa!...pranzi, riunioni con amici, risate, divertimento mondano, queste si che non si sentono più come una volta, solo per il fatto che sono cose che ormai si fanno tutti i giorni, non La Pasqua o il Natale, che forse dovremmo vivere diversamente. Di questa vita fatta solo di cose materiali, di cose superflue, non rimarrà che un pugno di polvere.......riuscire a vivere la Vita è la vera sfida per il futuro, il nostro unico e difficile obiettivo, con tutto il resto penso non saremmo mai veramente felici, mai veramente vivi, nonostante i modelli di vita che la società ci propina.......una sola è la vera Felicità.........nonostante tutto!!!