In Italia, come in altri paesi esistono diverse forze di polizia. Abbiamo la Polizia di Stato, i Carabinieri, la Guardia di Finanza, la Polizia Penitenziaria, il Corpo Forestale. In Sardegna esistono, da tempo immemorabile, i Barracelli, una vera e propria "gendarmeria di campagna". Volontari che, suddivisi in Compagnie e distribuiti a livello comunale (non tutti i comuni sono dotati di Compagnia Barracellare) prestano servizio in ausilio alle forze dell'ordine con effettivi poteri giuridici per la prevenzione e repressione di reati legati al mondo agropastorale, furti di ogni genere, prevenzione e spegnimento incendi boschivi e abigeato (furto di bestiame). Lavorano nell'ombra e spesso altri si prendono i meriti della loro fatica, diciamo che sono un po dei poliziotti rurali senza gloria.
Proprie della Sardegna, le Compagnia Barracellari (o dei Barracelli), sono delle società aventi come scopo principale la tutela della proprietà nelle zone rurali dell'isola. L'istituto, di antiche origini giudicali, nacque con l'intento di impedire furti e danneggiamenti nelle campagne, perseguendone gli autori e indennizzando i proprietari, comportandosi al tempo stesso come polizia rurale e come società di assicurazione.
Tuttora operanti su base volontaria ed in ambito comunale, sono considerate un'originale forma di polizia rurale che trova ben pochi riscontri nel panorama dei corpi di polizia dell'Europa moderna.
Durante la loro storia furono abolite una prima volta nel 1819 e sostituite con i Cacciatori reali di Sardegna. Furono però ricostituite nel 1827 e riconfermate nel 1836, anche se negli anni successivi molte furono le proposte parlamentari per la loro abolizione (1848, 1849, 1850). Il governo sardo invece le riorganizzò con legge 22 maggio 1853, e quello italiano le regolamentò con il Regio Decreto n°403 del 14 luglio 1898. La Regione Autonoma della Sardegna nel 1988, con la legge regionale n°25, le ha ulteriormente regolamentate e organizzate. I barracelli sono talora inquadrati come agenti di pubblica sicurezza e coadiuvano le forze di polizia e le amministrazioni comunali quando queste ne fanno richiesta, ma attualmente la giurisprudenza in merito è controversa
Origini storiche
Durante il periodo giudicale
I barracelli derivano da una forma spontanea di scolca risalente a molto prima dell'arrivo degli Aragonesi nell'Isola e precisamente al periodo dei Giudicati (terminato nel XIV secolo) quando i barracelli erano infatti chiamati juratos (o jurados de logu), ed erano coordinati da un maiore de scolca che ne rispondeva direttamente all'antesignano del sindaco odierno, il maiore de villa. Il "livello di attenzione" della vigilanza era garantito dal rischio patrimoniale che assumevano personalmente in quanto sin da allora sarebbe stato a loro carico il risarcimento dei danni eventualmente patiti dai proprietari dei terreni da essi vigilati, ove fossero stati derubati o altrimenti lesi.
La criminalità, secondo alcuni studi, era caratteristicamente individuale in quanto la Carta de logu - che pure annoverava fattispecie di crimini con grande dettaglio giungendo a trattare del furto commesso da amanti in camera da letto - non menzionava fenomeni associativi come la bardana né il brigantaggio, che pure imperversavano in Continente; inoltre, a differenza che nel resto d'Italia, ai Templari non fu consentito l'esercizio di attività di polizia, almeno nella misura in cui lo si era concesso dall'altra parte del mare, segnale forse di una situazione generale di soddisfacente tranquillità tale da non costringere a delegare il controllo del territorio a ordini militari e cavallereschi esterni.
Durante il Regno di Sardegna in periodo aragonese
In seguito, nel 1570 gli Aragonesi diedero loro il nome di Barrachellos, dal quale deriva l'attuale denominazione.
In questa fase i Barrachellos ebbero vaste competenze in materia di ordine pubblico e pubblica sicurezza ed il loro reclutamento avveniva per coscrizione, sempre quindi su base obbligatoria, ora in analogia con altre prestazioni obbligatorie gravanti sul mondo rurale come in primo luogo la roadia.
Durante il Regno di Sardegna in periodo sabaudo
Con il passaggio della corona ai Savoia, l'Ottocento fu un secolo cruciale per il mondo agro-pastorale sardo. Sorsero infatti gravi problemi di ordine pubblico connessi alla forzosa trasformazione della proprietà rurale nel quadro di un'azione riformista di vasta portata.
Dalla secolare tradizione agricola cristallizzata negli ademprivi, si andava verso una diffusione della proprietà privata dei suoli al fine di incrementarne la produttività, e lo stravolgimento di usi e consuetudini consolidati da secoli non fu indolore per la società isolana. Nel 1819 le compagnie barracellari furono soppresse ed inglobate nei Cacciatori di Sardegna.
Nel 1820 fu emanato il noto Editto delle chiudende ritenuto dai sardi come una grave ingiustizia. Dopo la sua pubblicazione nel 1823 crebbero i disordini legati alla sua applicazione, che prevedeva il riconoscimento della proprietà terriera - popolarmente avvertita come comune, collettiva - a chi in pratica fosse meramente riuscito a recingerla, avendosene per effetto innumerevoli abusi e conseguenti violenze, aggressioni, ritorsioni, aperte rivolte in buona parte delle campagne isolane. Le compagnie barracellari furono perciò riammesse nel 1827, finché fu con il Regio decreto del 22 maggio 1853, n. 1533, che si intese porre ordine più sistematicamente nella materia.
Con questo decreto si mutava dopo secoli la base di reclutamento dei barracelli, convertendola al solo volontariato. Li si assimilava inoltre alla figura della Guardia campestre e li si muniva di attribuzioni giudiziarie per le quali avrebbero potuto eseguire arresti in flagranza di reati punibili con la reclusione oppure in caso di incontro con persone in possesso di frutti della terra di cui non potessero giustificare la provenienza[.
Dopo quasi mezzo secolo seguì un altro decreto, il Regio decreto del 14 luglio 1898, n. 403, tuttora la base normativa su cui si innestano le norme recenti che regolamentano le compagnie barracellari.
Situazione giuridica attuale
Le Compagnie attualmente sono regolate dalla Legge regionale del 15 luglio 1988, n. 25, che ne stabilisce le seguenti funzioni:
- salvaguardare le proprietà affidate loro in custodia dai proprietari assicurati, verso un corrispettivo determinato secondo le modalità previste dalla medesima legge regionale;
- collaborare, su eventuale richiesta di queste, con le autorità istituzionalmente preposte al servizio di:
- protezione civile;
- prevenzione e repressione dell’abigeato;
- prevenzione e repressione delle infrazioni previste in materia di controllo degli scarichi di rifiuti civili ed industriali;
- collaborare, con gli organi statali e regionali, istituzionalmente preposti alle attività di vigilanza e tutela nell'ambito delle seguenti materie:
- salvaguardia del patrimonio boschivo, forestale, silvo-pastorale, compresi i pascoli montani e le aree coltivate in genere;
- salvaguardia del patrimonio idrico, con particolare riguardo alla prevenzione dell’inquinamento;
- tutela di parchi, aree vincolate e protette, flora, vegetazione e patrimonio naturale in genere;
- prevenzione e repressione degli incendi;
- salvaguardia del patrimonio e dei beni dell’ente comune di appartenenza, siti fuori dalla cinta urbana, nonché amministrazione dei beni di uso civico e di demanio armentizio, secondo le modalità da stabilirsi con apposita convenzione.
Possono inoltre collaborare, nell'ambito delle proprie attribuzioni e nel rispetto delle norme vigenti, con le forze di polizia dello Stato quando ne sia stata fatta richiesta al sindaco, per specifiche operazioni.
La legge regionale ribadisce la limitazione territoriale di servizio al solo territorio del comune di appartenenza, salvo la necessità di inseguire autori di crimine colti in flagranza, o in caso di richiesta da parte delle forze dell'ordine per l'espletamento di servizi particolari di ordine pubblico e simili.
Interessante, non sapevo!
RispondiEliminaLa Sardegna è un mondo da scoprire!
RispondiEliminaSi, da isolana puoi immaginare quante particolarità e sfumature abbia in se un isola. La cosa che un po dispiace è che spesso gli stessi isolani che vivono nell'sola non apprezzino, e a volte non conoscano l'enorme patrimonio che l'isolamento produce lasciandosi affascinare dalla cultura continentale.......
EliminaComunque..... la Sardegna è nota in tutto il mondo per i suoi ritmi calmi, l'aria pura, paesaggi mozzafiato, storia millenaria, mare cristallino ecc...insomma il posto ideale per scaricare i nervi e rilassarsi dopo un lungo periodo di fatica e stress intensi!!!!
Un' abbraccio!!!
....afferrato il messaggio subliminale!
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