domenica 19 giugno 2016

martedì 14 giugno 2016

TRE MINUTI

Tre minuti di video, tre minuti di Sardegna. Isola antica, ricca di tradizioni, che ti entra dentro e non ci puoi fare niente. Terra affascinate, mare, monti, boschi, storia, cultura, lingua, cucina, natura selvaggia e ancora mare, mare, mare, vento, costumi, cavalli, chiese, nuraghi, menir, domus de janas, racconti antichi, musica, gente riservata ma cordiale, accoglienza antica, profumi arcaici.......e tanto, tanto altro.........






DON MAX

Esclusivo – Don Max Pusceddu: “Mai invocato la morte per i gay”

maxresdefault “Io non ho invocato la morte di nessuno e tanto meno dei gay. Quanta disinformazione!” Lo dice padre Massimiliano “Max” Pusceddu, il sacerdote esorcista di Cagliari finito nell’occhio del ciclone per una omelia nella quale commentava la lettera di San Paolo ai Romani e il tema della sodomia.
Padre Pusceddu, invoca la morte degli omosessuali?
“Smentisco. Non desidero la morte fisica di nessuno, quanta disinformazione! Non so se dipende da prevenzione o ignoranza anche di certi giornalisti. Per fortuna la mia omelia era ed  è registrata. Non sarei capace di affermare quelle cose, non mi appartengono, non mi riconosco nei titoli. Sono sacerdote e non querelo,  però mi viene voglia di farlo”.
Ma che cosa ha detto di così eclatante?
” Oggi fa notizia la ortodossia, e non la stravaganza, purtroppo. Se un prete dice cose aderenti la dottrina cattolica finisce sui giornali come un mostro. Io in una omelia ho commentato la lettera di San Paolo ai Romani. Ho il torto di aver ricordato la dottrina della Chiesa sulla sodomia. Mica la posso ignorare. La dottrina e San Paolo sul punto sono chiari: la  sodomia è un peccato gravissimo e mortale. Chi lo fa rischia la morte spirituale e dell’anima, io ho parlato di morte spirituale,  non fisica. La sodomia alla pari di altri peccati ci allontana da Dio e così  chi vi si abbandona rischia, senza conversione, di non entrare nel Regno dei Cieli. Certamente nella sua misericordia ogni decisione spetta al Giusto Giudice, non a noi in terra. Ho ricordato la dottrina della Chiesa, non sono idee di don Massimiliano. Inoltre, ma nessuno lo dice,  separo omosessualità per tendenza dagli atti. Essere omosessuali non è un peccato, anzi bisogna pregare per chi si trova in quella situazione. Sono peccaminosi gli atti, la sodomia. Non ho nulla da ritrattare “.
Lei ha espresso la sua contrarietà alle unioni civili…
” Perchè non posso? Di quella legge non condivido niente, va contro la dottrina cristiana e il Vangelo. Da cattolico lo dico apertamente”.
Renzi?
” Lui si professa credente e poi fa il contrario esatto di quello che dice il Vangelo. Vorrei tanto  incontrarlo e dirgli: convertiti sin che sei in tempo. Egli fa parte di quel nutrito gruppo di politici che si dicono cristiani, ma che tradiscono Cristo nelle decisioni . Costoro non cercano il bene comune, ma vanno a caccia di voti e consensi”.
Che giudizio da del  Renzi politico?
” Lo scriva pure: non vale un soldo bucato, uno zero spaccato  onnipresente in tv che lo lascia libero di fare e dire quello che vuole”.
Che partito politico oggi in Italia è affine alle idee cristiane?
” Il Popolo della Famiglia, voterei per loro. E’ la sola formazione cristiana presente. Non ha ottenuto troppi consensi, ma è giovane, nato da poco e  ha bisogno di tempo e di visibilità, oltre che di mezzi”.

sabato 4 giugno 2016

LA " SASSARI"





La Brigata Sassari è una brigata di fanteria meccanizzata dell'Esercito Italiano, parte del 2º Comando delle Forze di Difesa dell'Italia meridionale e delle Isole. Il 151º Reggimento fanteria meccanizzata Sassari, con sede a Cagliari in caserma Monfenera, e il 152º reggimento fanteria meccanizzata Sassari con sede a Sassari, insieme costituiscono la brigata. È una delle unità italiane più presenti nei teatri operativi in operazioni di risoluzione delle crisi (CRO - Crisis Response Operations) ed è classificata dall'Esercito come "forza di proiezione".

La Brigata Sassari è stata costituita il 1º marzo 1915 da due reggimenti, il 151º fanteria a Sinnai (Cagliari) e il 152º fanteria stanziato a Tempio Pausania: la particolarità di questi reparti è che sono composti quasi interamente da sardi, e quindi sono uniti da un forte senso di gruppo. Già in passato vi erano stati gruppi militari formati da conterranei sardi, tra cui il Tercio de Cerdeña del periodo aragonese, il Reggimento di Sardegna del periodo Sabaudo e la Brigata Cagliari operante tra il 1862 ed il 1991

La Brigata "Sassari" venne subito messa in servizio nella prima guerra mondiale, quando combatté sull'Isonzo e ottenne la citazione sul bollettino del Comando Supremo come migliore unità, per le sue azioni eroiche negli scontri di Bosco Cappuccio, Bosco Lancia e Bosco Triangolare.
Nel 1916 combatté sull'Altopiano di Asiago, ricevendo la prima medaglia d'oro per la riconquista dei monti del massiccio delle Melette (il Monte Fior, il Monte Castelgomberto, il Monte Spil e il Monte Miela) e del Monte Zebio.
Una narrazione di tali eventi si trova nel memoriale Un anno sull'Altipiano di Emilio Lussu, ai tempi un ufficiale della Brigata.
Nel novembre e dicembre 1917, in seguito alla Battaglia di Caporetto, la "Sassari" combatté sul Piave per fermare le truppe austriache che già avevano occupato tutto il Friuli e parte del Veneto.
Nel 1918 combatté nella battaglia dei Tre Monti prendendo il Col del Rosso, il Col d'Ecchele e il Monte Valbella, ottenendo una seconda medaglia d'oro.
La Brigata "Sassari" ebbe in queste azioni un alto numero di vittime, il 13,8% degli effettivi contro il 10,4 della media nazionale (138 sassarini ogni 1000 incorporati contro la media nazionale di 104). Le perdite subite furono 3817 tra morti e dispersi, e 9104 tra mutilati e feriti.
La Brigata (che generalmente inquadrava 6000 soldati) venne ricostituita due volte; per rigenerarla furono trasferiti nelle sue file i soldati sardi che militavano in altri reggimenti.
San Martino del Carso: monumento alla Brigata Sassari sulla "Dolina Sassari".
Per questo sforzo venne insignita di:
  • 6 Ordini Militari di Savoia.
  • 13 Medaglie d'oro al valor militare: 9 ad ufficiali e soldati; 2 alla bandiera del 151º Reggimento; 2 alla bandiera del 152º Reggimento. L'ottenimento nell'arco di una sola campagna di guerra di 2 medaglie d'oro alla bandiera per ciascun reggimento, è un caso rimasto unico nella storia dell'Esercito italiano.
  • 405 medaglie d'argento.
  • 551 medaglie di bronzo.
  • 4 citazioni speciali sui bollettini del Comando Supremo.
  • 1 citazione all'ammirazione dell'Esercito e della Nazione dal Comandante del Gruppo speciale di retroguardia dell'Esercito Tenente Generale Antonino Di Giorgio, per l'abnegazione e l'eroico contegno tenuto durante la ritirata sul Piave;
  • "drappelle reali" (scudo sabaudo e stemma di Sardegna) conferite motu proprio dal Re alle fanfare dei due reggimenti come riconoscimento delle speciali benemerenze acquisite in guerra.
  • mantenimento in servizio permanente, alla cessazione delle ostilità, come riconoscimento per il valore dimostrato in guerra

giovedì 2 giugno 2016

I TENORES

Il canto a tenore (in sardo cantu a tenore) è uno stile di canto corale sardo di grande importanza nella tradizione locale, sia perché espressione artistica di matrice originale e autoctona, sia perché espressione sociale del mondo agro-pastorale, strato sociale fortemente caratterizzante l'isola.
Il canto a tenore nel 2005 è stato inserito dall'UNESCO tra i Patrimoni orali e immateriali dell'umanità ed è perciò considerato "Patrimonio intangibile dell'Umanità", data la sua unicità e la sua bellezza
Le notizie sulle origini del canto a tenore sono troppo vaghe per permettere una precisa datazione: alcune testimonianze, risalenti all'epoca pre-cristiana, accennano a un canto a quattro voci eseguito dai prigionieri di Roma provenienti dalle zone interne dell'isola, e c'è chi fa risalire la nascita del canto addirittura al periodo nuragico. Si ritiene inoltre che il canto a tenore sia nato come l'imitazione delle voci della natura: su bassu imiterebbe il muggito del bue, sa contra il belato della pecora e sa mesu hoche il verso dell'agnello, mentre il solista sa bocheimpersona l'uomo stesso, colui che è riuscito a dominare la natura.

Il "bassu" e la "contra" utilizzano tecniche di "canto armonico" molto simili alle tuvane "Kargyraa" e "Borbangnadyr". D'altronde anche in Tuva, secondo leggende locali, si cominciò a cantare utilizzando la tecnica Khomei per stabilire un contatto con le entità spirituali che pervadono tutte le cose ed acquisire la loro forza attraverso l'imitazione dei versi di animali.

I GRANDISSIMI "TENORES DI BITTI"
(a fine pagina potete ascoltare una loro esibizione)



I Tenores di Bitti (Nuoro) gruppo "Remunnu 'e Locu" sono nati nel 1974, attualmente è composto da: Daniele Cossellu, Capo Gruppo; il suo ruolo è quello di "Oche" e "Mesu oche" (Voce solista e mezza voce); tdbMario Pira, "Bassu" (Basso gutturale); Pier Luigi Giorno, "Contra" (Controvoce gutturale);Dino Ruiu, "Oche" e "Mesu Oche" (Voce solista e mezza voce). Si sono alternati durante la vita del coro: Salvatore Bandinu"Bassu", Trancredi Tucconi "Contra" e Piero Sanna, "Oche" e "Mesu Oche".
Da quarant’anni il gruppo opera ininterrottamente, dedicandosi alla ricerca delle tradizioni culturali locali e, in modo particolare, del canto a Tenores. Nel 1995 in collaborazione con il Comune di Bitti  per tenere viva la tradizione, costituiscono a Bitti la Scuola dei Tenores, aperta a tutti i giovani del paese per insegnare le metodologie del canto a Tenores, nel 1997 la scuola a Tenores di Bitti si gemella col Conservatorio Musicale di Sassari praticando diversi scambi culturali. 
Il gruppo ha attirato l’attenzione dei più affermati critici e studiosi della tradizione. Ha vinto per sei anni consecutivi il Festival del Redentore di Nuoro, categoria Canti a Tenores.
tdbVanta apprezzamenti di rilievo sia in campo nazionale, con esibizioni e concerti effettuati in tutta Italia, che in campo internazionale in Austria, Portogallo, Svizzera, Francia, Lussemburgo, Belgio, Danimarca, Inghilterra, Ungheria, Svezia, Russia, Germania, Cuba, Argentina, Canada, Stati Uniti, Australia, Spagna, Iraq, Egitto, Marocco ecc.

In queste tournée ha avuto modo di farsi conoscere ed apprezzare da etnomusicologi come il prof. Pietro Sassu dell'Università di Potenza, dal Prof. Roberto Ledy dell'Università di Bologna, Riccardo Giagni musicologo (grande amico di Frank Zappa), dal Prof. Bernard Jacop dell'Università di Parigi, dal Prof. Josep Martì y Perez dell’Università di Barcellona ed altri studiosi nazionali ed internazionali.

A questi studiosi si possono aggiungere musicisti del calibro di Lester Bowie, trombettista Jazz americano e Ornette Coleman (con quest’ultimo il gruppo ha tenuto vari concerti: Cagliari Jazz, Sant’Anna Arresi, Umbria Jazz), Frank Zappa (definiva i canti a tenores musica bovina), ed infine la scoperta da parte di Peter Gabriel, che ha pubblicato i lavori del gruppo per la propria prestigiosa etichetta discografica "Real World".
Esiste una vasta documentazione sui Tenores di Bitti Remunnu ‘e Locu. Merita di essere citata l’ultima videocasseta con il documentario "Alle radici della musica sarda – La storia dei Tenores di Bitti" dell’Associazione Culturale Sarda "Humus" col patrocinio della Regione Sardegna.

Ai molteplici riconoscimenti ottenuti dal gruppo si aggiungono il premio "Maestri del Folklore" dell'Ente Provinciale del Turismo di Nuoro e "Premio Sardegna" (considerato da più parti il "piccolo Nobel sardo") a Sassari.
Ultimo premio prestigioso è stato quello dell'Università di Gottingen della Fondation Toepferfvs di Amburgo in margine al quale è stato tenuto a Bitti un convegno di studi, alla presenza dell’Ambasciatore di Germania in Italia, con la partecipazione di giornalisti e studiosi del settore a livello internazionale.
Nel 2003 il gruppo ospite negli studi di Videolina Cagliari nella trasmissione "Sardegna Canta" viene premiato con la medaglia d'oro per gli oneri alla carriera.
Il “canto a tenore” è stato riconosciuto dall’UNESCO tra i capolavori italiani del patrimonio orale e immateriale dell’umanità.  I  Tenores di Bitti Remunnu ‘e Locu sono straordinari esecutori e negli ultimi quaranta anni sono stati dei veri e propri ambasciatori  del canto tradizionale Sardo, contribuendo a diffondere questo genere musicale in ogni angolo del mondo.
Questa loro straordinaria opera di diffusione della tradizione musicale nel mondo è stata ufficialmente riconosciuta con l’attribuzione presso la sala Promoteca in Campidoglio Roma del premio  “ Senatore Salvatore Mannironi”; premio istituito nel 1984 e giunto alla sua XXX edizione. Per questa loro intensa attività di diffusione nel mondo della musica Sarda tradizionale nel 2008 i   “Tenores di Bitti Remunnu ‘e Locu sono stati anche investiti dell’”Onorificenza di Cavalieri della Repubblica Italiana”.
Partecipano tuttora al progetto “The new village” con il Jazzista Enzo Favata e il suo ensemble, dal quale è nato un lavoro discografico col medesimo titolo.