giovedì 27 settembre 2012

BONTA' DI SARDEGNA


Annoverato tra i dieci alimenti più schifosi al mondo, "Su Casu Mrazzu" letteralmente "Il Formaggio Marcio" rappresenta uno dei prodotti tipici della Sardegna. Considerato il pezzo forte della cucina sarda, ormai introvabile per via delle leggi sull'igiene alimentare è da consumare con molta cautela, mangiare i vermi vivi potrebbe essere pesante per chi non ha i sardi-anticorpi frutto di generazioni e generazioni di mangiatori di vermi del formaggio. Ci vuole un pò di coraggio ma accompagnato da un buon Cannonau è buonissimo e sicuramente singolare.
 
 
Scientificamente
 
Il casu marzu è un prodotto alimentare della Sardegna caratterizzato dal suo particolare processo di formazione: si tratta di formaggio pecorino colonizzato dalle larve della mosca casearia (Piophila casei). È conosciuto anche come casu frazigu, casu modde, casu becciu, casu fattittu, casu giampagadu (i nomi si differenziano a secondo delle regioni storiche dell'Isola).
 
 
Come si ottiene 
 
Familiarmente viene ancora ottenuto in modo naturale tramite la Piophila casei (conosciuta anche come mosca casearia), un insetto dalle cui uova, deposte sulla forma di pecorino, nascono larve che traggono nutrimento cibandosi della forma stessa e sviluppandosi in essa. Il periodo di produzione è quello primaverile ed estivo, ma si può protrarre sino ad autunno inoltrato. Durante la fase di produzione del formaggio, solitamente si utilizzano alcuni accorgimenti atti a creare condizioni favorevoli per la riproduzione della Phiophila casei, come quello di ridurre i tempi della salamoia oppure vengono fatti dei piccoli buchi colmati poi di olio con il duplice obiettivo di ammorbidire la crosta e di attirare l'insetto.
Altro accorgimento è quello di limitare il rivoltamento delle forme di pecorino che vengono poste in locali aperti proprio per essere attaccate (punte) dall'insetto che depone le sue uova. Dopo la schiusa le larve trasformano con i loro enzimi la pasta casearia, del pecorino, in una morbida crema. Il periodo di maturazione dura da tre a sei mesi. Quando il formaggio è maturo e le larve sono notevolmente diminuite di numero, la forma viene aperta togliendo la parte superiore (su tappu). L'interno della forma si presenta composto da una crema omogenea di colore giallastro e dal sapore molto particolare e pungente.

mercoledì 26 settembre 2012

GRAZIE DON ALBERTO

Sono passati due anni e vent' uno giorni, tu stai per andare via, sei stato chiamato dal Signore  ad una nuova missione.
In questi due anni ti abbiamo conosciuto, ti abbiamo seguito e abbiamo imparato tanto dai tuoi insegnamenti. Ci hai trasmesso il tuo entusiasmo nell'amare Dio, ci hai trattato come amici, adesso ci sembra quasi di averti sempre conosciuto, sei diventato una persona di casa, un fratello.  Hai risvegliato in paese la gioia di essere Cristiani, con impegno si, ma con tanta tanta allegria e leggerezza. Hai aperto gli occhi ai nostri ragazzi, hai fatto vedere loro che anche in un ragazzo può ardere il fuoco dello Spirito Santo e addirittura si è scoperto che la "cosa" è contagiosa!!!
Bravo!! Hai fatto un buon lavoro per tutti!!!! io non credo che tu abbia lasciato un lavoro a metà, come sento dire in giro!! Hai seminato tanto e i frutti già si vedono, altri dopo di te raccoglieranno, ma più importante è che tutta la nostra comunità godrà di quei frutti per sempre!!
Certo, ci mancherai, ci mancherà il sacerdote, ci mancherà l'amico, ci mancherà il fratello!!...ma in fondo non vai tanto lontano, e qui sarai sempre a casa tua!! non dimenticarlo!!
Noi pregheremo per te Maria Santissima!!! affinché continui a darti la forza di trasmettere a tutti un pò del Fuoco che è in te, un po della voglia di essere Cristiani in modo concreto e non solo a parole!! Con noi ci sei riuscito, ed ora il tuo altare si estende all'intera Diocesi. Siamo certi che a breve numerosi oratori verranno riaperti, nelle parrocchie ci sarà un gran da fare, i giovani di tutti i paesi avranno modo di conoscerti e questo Fuoco passerà di mano in mano, di cuore in cuore. Questa è la volontà del Signore!! Ti illuminerà la strada e noi ti seguiremo, serenamente!!
Grazie per quanto hai fatto per i nostri figli!! Grazie per quanto hai fatto per i nostri malati, per i nostri anziani!! Grazie per le gite, per le riunioni dei ministranti!! Per l'oratorio!! Per i cori!! per le feste in onore dei santi!!Grazie per averci fatto sentire vicini al Signore, sempre!!!
Mi sento però di doverti un ringraziamento particolare!! Ti dico un grandissimo grazie perchè sei riuscito a far si che le nostre care e amatissime Suore continuino la loro missione in mezzo a noi!! Credimi, di tutte le tue importantissime opere, questa, secondo me rappresenta quanto la Divina Provvidenza non ci abbandoni veramente mai!!!
Ciao don Alberto, grazie di tutto, prega sempre per noi e buona fortuna!!!  Che Dio ti benedica!!!! 

venerdì 21 settembre 2012

UNA STORIA SCONVOLGENTE

Quello che vi propongo oggi è un'intervista andata in onda sull'emittente televisiva LA7 il giorno 19 settembre. Chi parla è l'ex Colonnello dei Carabinieri Angelo Jannone. Ascoltate con attenzione, su quanto dice si possono fare molte riflessioni. Mi ha colpito moltissimo la frase: " ma noi siamo i buoni o i cattivi?".
Mi viene in mente una domanda: ma certe cose succedono dappertutto o solo in Italia, no, perchè se accadessero solo in Italia, (come io in realtà penso) il resto del mondo cosa pensa di noi?? e gli italiani cosa pensano delle Istituzioni?? come si fa a vivere in uno Stato così??? dove nessuno sa più chi è il buono e chi è il cattivo!!! dove tutto si mescola (direi volutamente) senza ordine!! dove gli angeli si vorrebbero mandare all'inferno e i demoni in paradiso!!!......non ho veramente più parole..........
 
 
 

domenica 16 settembre 2012

UN VIAGGIO IN TRENO




La storia del Trenino Verde, antica e appassionante, ha inizio alla fine del secolo scorso, quando il conte Camillo Benso di Cavour propose la cessione delle meravigliose foreste della Sardegna per finanziare le ferrovie da realizzare nell’isola, con la premessa di pensare anche alle zone interne della montagna. Fu, quella, una decisione destinata a cambiare il volto di molte zone interne della Sardegna, fra queste vi era anche l’Ogliastra e le barbagie. Come, appunto, spiega Fernando Pilia nel suo testo Il Trenino Verde della Sardegna: un secolo di storia fra pionieri, banditi, letterati e turisti fu tanta la gioia dei "montagnini" all’inizio, quanto la delusione al momento di trarre concreti bilanci; nella proposta di Cavour, infatti, già si intravedeva quali sarebbero state le linee guida del governo piemontese.
Non a caso nel 1863, il Re Vittorio Emanuele II approvò una legge per la concessione delle strade ferrate sarde a una società inglese, decretando, l’anno successivo, l’assegnazione di 200.000 ettari di terreni ad uso civico alla Compagnia Reale delle Ferrovie Sarde.
Tuttavia, i lavori iniziati nel 1865, portarono in molti luoghi anche importanti benefici. Se nel 1880 poteva dirsi ultimata l’arteria occidentale dell’isola, con la linea Cagliari-Sassari-Porto Torres, la realizzazione dei tratti secondari stentava, però, a procedere. Cosicché, mentre in tutti i paesi cresceva il fervore per poter usufruire del nuovo veicolo di progresso, venne approvata, nel 1885, la legge 3011 concernente le concessioni di strade ferrate secondarie in Sardegna, a spese, rischio e pericolo del concessionario; fra le nuove tratte in progetto vi era la Mandas-Tortolì (oggi Mandas-Arbatax). I lavori, con ben tre anni di anticipo sulle previsioni, furono terminati il 20 Aprile del 1894 in un giorno memorabile per la popolazione ogliastrine e barbaricine E’ giorno di festa, dunque, per quella stupenda e quasi sconosciuta regione: i cento comuni sparsi su per le montagne folte di querceti o verdeggianti d’ulivi e di viti, sentiranno come un annuncio di vita nuova e di speranze, il fischio della vaporiera che reca, segnacolo di progresso, la fiducia all’avvenire. In quel momento, in cui era grande la gioia per la nuova conquista, serpeggiavano, però, i primi malumori fra chi si sentiva tagliato fuori dall’economia dei binari. In effetti, gli interessi dei gestori erano precisi: gli scaltrissimi finanzieri del nord, con astute mire rapaci e speculative, pensavano allo sfruttamento delle immense foreste d’alto fusto e dei giganteschi macchioni che, cresciuti alti e robusti, producevano grandi quantità di pregiata materia prima per ottenere il carbone vegetale "di cannella", ottimo combustibile da cucina. Questi razziatori senza scrupoli sapevano di poter guadagnare molto con la distillazione di ogni tipo di legname e contavano sui ricavi derivati dalla produzione del tannino (acido tannico) contenuti nella corteccia fresca delle giovani piante, utilissimo per la conciatura delle pelli. Sapevano anche che si sarebbe potuta utilizzare, senza alcuna spesa, perfino la cenere ottenuta della bruciatura del frascame minuto per produrre il sapone da bucato. In tutto ciò veniva a mancare la finalità primaria del progetto, vale a dire, la possibilità di collegare alla società industrializzata i mille paesi di montagna che vivevano ancora nella più profonda arretratezza. Questi centri furono, per lo più, sfiorati dal tracciato, condizionato dalle difficili condizioni orografiche; ma anche i paesi direttamente collegati risentirono della lentezza dei collegamenti, descritti dai viaggiatori dell’epoca come duri ed estenuanti: per giungere da Tortolì a Cagliari si percorreva oltre mezza giornata in viaggio.
Gli apporti tecnici dell’opera ferroviaria furono, comunque, di primaria importanza e, se è vero che il governo, prima piemontese, poi statale, non agì in Sardegna per opera di carità, gli aspetti positivi portati dalla sospirata rete non vennero meno. Il tracciato che si snoda fra i comuni di Sadali, Seui, Ussassai, Gairo Taquisara (con in origine la diramazione per Osini, Ulàssai e Jerzu), Villagrande, Arzana, Lanusei, Ilbono, Elini e Tortolì è un susseguirsi di ponti e gallerie, imponenti opere ingegneristiche realizzate grazie all’apporto di maestranze provenienti dalla penisola. Tecniche di costruzione all’avanguardia per l’epoca ma, soprattutto, per quelle persone che si stupirono a percorrere centinaia di metri nei tenebrosi tunnel o affacciandosi nelle valli dai ponti sospesi sulle profonde gole del tracciato. Oggi, certo, il progresso tecnico ha portato a ben altri risultati ma, allora, doveva sembrare tutto diverso: è uno degli spettacoli più sublimi della natura che desta un senso di ammirazione stupefacente vedere il "fumido Satana" addentrarsi e sparire nelle sinuosità dei burroni, da secoli solo accessibili all’irsuto cinghiale ed al timido cerbiatto si leggeva su L’Unione Sarda il 21 Aprile del 1864. Si rivelò importante anche l’uso di bilance di precisione e telegrafi o l’apprendimento della meccanica delle locomotive.
La storia del Trenino Verde è, però, anche un’altra. È quella della migliaia di semplici cittadini che ne hanno usufruito per lavoro (ancora oggi, quando le strade ghiacciano, c’è chi preferirebbe spostarsi in treno) o per gite di piacere, di letterati e studiosi che ne sono stati affascinati, avvolti in quella scomoda dimensione di natura selvaggia. Ma è anche la storia dei banditi; di Samuele Stochino, eroe in battaglia nella prima grande guerra che, deluso forse per una medaglia al valore non ricevuta a causa dei suoi precedenti con la giustizia, disertò, e riprese al sua latitanza dal lento trenino che percorre le montagne dell’Ogliastra. È una storia che passa attraverso le guerre, trasportando i soldati o i temibili cani da guerra di Fonni, o avviando al commercio prodotti come il Pecorino Romano, fatto dai pastori sardi e avviato, da Roma, ai traffici internazionali.
Quella delle ferrovie secondarie è anche una storia di maldestra gestione politico-amministrativa, passata attraverso vari interpreti; la crisi in occasione della prima Guerra Mondiale, portò la Società Italiana per le Strade Ferrate Secondarie Sarde a cedere la guida alla Società per le Ferrovie Complementari della Sardegna. Ciò che è sempre mancato a queste linee ferroviarie è la consapevolezza, da parte statale e regionale, della sua reale importanza. Di fatti, ogni volta in cui si è dovuto decidere sull’economia gestionale si è optato per i tagli. Quando negli anni ottanta fu avviata la ristrutturazione delle stazioni del tracciato sembrò che la situazione stesse cambiando. Il WWF ebbe l’intuizione di unire, al diminutivo di "trenino", date le dimensioni, l’appellativo di "verde", come richiamo alla splendida natura che fa di contorno alle linee ferroviarie interne. Nacque così il Trenino Verde, la cui immagine venne all’inizio sostenuta dall’ESIT, dal WWF, dalla Regione Autonoma della Sardegna e dalla CEE. Tutte le stazioni ogliastrine assunsero nuovo smalto, mentre i turisti riempivano sempre più le centenarie carrozze ristrutturate del trenino delle meraviglie. In tutto questo fervore c’era ancora spazio per chi, semplice cittadino locale, usufruiva di un servizio pubblico a volte indispensabile.
Attualmente le linee vengono coordinate dalla Gestione Governativa Ferrovie Dello Stato e il leggendario Trenino trasporta circa 70.000 passeggeri l’anno, turisti beninteso, che forse non sanno nulla di Samuele Stochino, dei cani da guerra di Fonni, del Pecorino Romano, dei semplici lavoratori ogliastrini e barbaricini o dei tagli indiscriminati delle foreste a beneficio di chi, certo, viveva lontano dai paesi attraversati dalle linee a scartamento ridotto; per ora, comunque, si godono il paesaggio.
Ancora oggi e possibile fare un viaggio con il Trenino della Sardegna
Quel treno che voi prendete oggi è quello di allora, oltrepassa i ponti panoramici, le gallerie, le vecchie stazioni, le cantoniere, attraverso un territorio incontaminato per un viaggio che ricorda il passato ma, con il sapore del presente.
 
 
 
http://www.treninoverde.it/

giovedì 13 settembre 2012

LA MUSICA


 
Quello che viviamo è un periodo molto triste, fra guerre, crisi economica, povertà materiale diffusa, povertà spirituale dilagante. Non si vede la fine di questo tunnel, siamo tutti immersi nelle preoccupazioni, nelle incertezze per il nostro futuro e per il futuro dei nostri figli, viviamo in un paese dove il malaffare è parte integrante della politica e della vita quotidiana, dove Dio non esiste più, viene messo da  parte per rincorrere i falsi dei della nostra epoca. In passato ci è stato imposto un modello di vita che ora non è più sostenibile, ci hanno spinto alla tecnologia sfrenata e con il microcredito ci hanno dato la possibilità di acquistare ogni genere di diavoleria senza pensare che poi comunque le tv al plasma andavano pagate, così come i telefoni di ultima generazione e i vari notebook e tablet. Ci dicevano: "Internet è alla portata di tutti" e via con proposte di ogni genere pur di vivere collegati al mondo intero, non puoi rinunciare alla tv via satellite con la tecnologia hd 3d, all'epoca un'operaio guadagnava due milioni di lire al mese, e tutto questo poteva permeterselo, adesso ci troviamo con mille euro al mese e con la benzina a due euro al litro.
Però di tutti questi mali il peggiore è cercare la felicità senza Dio, cercare le soluzioni lontano da Dio. Chi cerca di vivere senza Dio è triste, e questo è un dato di fatto, non c'è denaro o altro mito materiale che ci darà la felicità.
La felicità è cercare la serenità dell'anima. Cercare di seguire la Luce, abbandonarsi totalmente a Lui, in ogni aspetto della nostra misera esistenza. 
Io trovo la frase di Platone molto confortante e in un certo senso vera, se poi si unisce alla musica la preghiera, la salute, l'armonia in famiglia e l'attività fisica, questa è felicità!!
 
Questa è la pillola di oggi, chiudete gli occhi e ascoltate!!
 
 

 

domenica 9 settembre 2012

OGNI TRE MESI......


Non perdere l'occasione di fare concretamente qualcosa per il tuo prossimo.........dona, dona, dona!!!!


http://www.avis.it/

lunedì 3 settembre 2012

IL GENERALE


"ci sono cose che non si fanno per coraggio. Si fanno per potere continuare a guardare serenamente negli occhi i propri figli e i figli dei propri figli. C’è troppa gente onesta, tanta gente qualunque, che ha fiducia in me. Non posso deluderla. "
(Carlo Alberto dalla Chiesa al figlio)





 
 
 
 
 

Alle ore 21.15 del 3 settembre del 1982, la A112 bianca sulla quale viaggiava il prefetto, guidata dalla moglie Emanuela Setti Carraro, fu affiancata, in via Isidoro Carini, a Palermo, da una BMW dalla quale partirono alcune raffiche di Kalashnikov AK-47 che uccisero il prefetto e la moglie.
Nello stesso momento l'auto con a bordo l'autista e agente di scorta, Domenico Russo, che seguiva la vettura del prefetto, veniva affiancata da una motocicletta dalla quale partì un'altra raffica che uccise Russo.