sabato 31 agosto 2013

SANT'IGNAZIO DA LACONI

Ignazio da Laconi, al secolo Vincenzo Peis (Laconi, 17 dicembre 1701Cagliari, 11 maggio 1781), è stato un frate cappuccino, venerato come santo dalla Chiesa Cattolica..
La sua memoria liturgica ricorre l'11 maggio, giorno della sua morte. La Chiesa Cattolica lo reputò degno di tale titolo riconoscendogli di aver svolto per tutta la vita un'opera umile e al tempo stesso dedita agli altri; inoltre, per la proclamazione della santità, come di prassi in questi casi, furono attribuiti alla sua intercessione alcuni miracoli, come la guarigione di un' inferma, che avrebbe riacquistato l'utilizzo delle gambe. Da questo miracolo è poi partito il processo di beatificazione.
Le spoglie del santo riposano nel Convento dei Frati Cappuccini in viale Fra Ignazio, a Cagliari. Periodicamente l'urna con le spoglie del santo viene portata in pellegrinaggio lungo tutta l'isola di Sardegna, un evento che richiama sempre numerosissimi fedeli.
Esiste inoltre un mensile, "La Voce Serafica", nato per devozione all'attività dello stesso frate cappuccino.
L'11 maggio 2007 Sant'Ignazio da Làconi è stato proclamato patrono della Provincia di Oristano.
 
 
Vincenzo Peis nacque a Làconi, centro abitato attualmente in provincia di Oristano, il 17 dicembre 1701, da famiglia umile ma dignitosa, che lo educò nei valori cristiani.
Visse a Làconi, dedito al lavoro nei campi, fino al 1721, quando, avvertendo sempre più pressante la chiamata a farsi Frate, decise di presentarsi al Padre Provinciale dei Cappuccini di Cagliari, perché lo ammettesse al Noviziato.
Entrò nel convento dei Novizi, allora presso la chiesa di San Benedetto a Cagliari, il 10 novembre 1721. Prese il nome di Fra' Ignazio.
Terminato il noviziato, il 10 novembre del 1722 fece la solenne Professione religiosa. Fu trasferito da Cagliari al Convento di Iglesias e da qui peregrinò in vari conventi dell'Isola, quelli di Sanluri, Domusnovas, Oristano, Quartu Sant'Elena e poi nuovamente a Cagliari, presso il Convento di Sant'Antonio, dove alloggerà sino alla morte.
Per quasi quaranta anni, dal 1741, fu frate questuante; la sua figura di umile fraticello, un po' curvo e sempre assorto nella preghiera del Rosario, diventa presto cara ai cagliaritani, che si abituano a vederlo percorrere le strette e ripide strade della città, mentre non nega aiuto e consiglio a chi glielo chiede. Intanto cresce la fama della sua santità, si estende a tutta l'Isola e da ogni sua parte giungono a Cagliari pellegrini per incontrare il frate, spesso sperando di ricevere da lui uno di quei miracoli, che si narrava avesse compiuto.
 
Nel 1779 divenne cieco e fu per questo esentato dagli obblighi del suo incarico.
Nella inoltrata primavera del 1781, l'11 maggio, Fra Ignazio, questo grande personaggio della Cagliari del XVIII secolo, morì, confortato dai sacramenti della religione a cui dedicò la sua vita.
Il 16 giugno 1940, nella Basilica di San Pietro, il papa Pio XII lo dichiarò beato. Il 21 ottobre 1951, dallo stesso papa, ancora nella Basilica di San Pietro, Ignazio da Làconi viene proclamato santo
 
Sant'Ignazio da Làconi è venerato in tutta la Sardegna, dove esistono diverse chiese a lui dedicate; la prima è stata fondata nel 1951 a Norbello.
La devozione per questo santo è particolarmente sentita proprio a Làconi, suo paese natale, dove si trova ancora la casa in cui Vincenzo Peis visse sino all'età di venti anni con la famiglia e la chiesa in cui venne battezzato.
Altro importante centro della devozione al santo è Cagliari, dove egli visse da religioso.
Nella città capoluogo i posti legati a Fra Ignazio sono prevalentemente due, ovvero il convento presso la chiesa di San Benedetto, oggi in zona centralissima, nel quale il santo visse il noviziato e soprattutto il Convento di Sant'Antonio, dove si venerano le sue spoglie ed è possibile vedere la celletta dove trascorse gran parte della sua vita.
La devozione per il Santo è sentita anche nel Sulcis, in particolare a Domusnovas, dove si trova una Chiesa parrocchiale a lui dedicata. La tradizione e i documenti testimoniano che abbia soggiornato nei primi anni della sua vita conventuale nella Chiesa di San Daniele con annesso l'antico Convento dei frati Cappuccini.
 
Oggi, tempo permettendo, andiamo a Laconi, a circa quaranta minuti di strada da casa nostra. A pregare Sant'Ignazio.
 
 
 
 
 
Programma :
Mercoledì 28 Agosto:
Ore 07.30 / 09.00 / 19.00 - Sante messe presso la Chiesa Parrocchiale;
Ore 16.00 - Presso la Piazza Marconi, avvio caccia al tesoro;
Ore 21.30 - Santo rosario presso il nuovo monumento Sant'Ignazio.

Giovedì 29 Agosto:
Ore 07.30 / 08.30 / 09.30 / 10.30 / 12.00 / 17.30 / 19.00 - Sante messe presso la Chiesa Parrocchiale.
Ore 07.30 - Santa messa nella cappella del Santo e benedizione del pane;
Ore 10:30 - Santa messa per gli ammalati;
Ore 17.00 - Presso il Piazzale Aymerich, spettacolo e giochi per i bambini;
Ore 17.00 - In località Is Forros, Santa messa e commemorazione degli Aviatori caduti nel 1985;
Ore 19.00 - Santa messa della vigilia della festa animata dal coro parrocchiale di Laconi;
Ore 22.00 - Presso la Piazza Marconi: TASSOZERO in concerto.

Venerdì 30 Agosto:
Ore 07.30 / 08.30 / 09.30 / 10.30 / 12.00 / 16.00 / 17.30 / 19.00 - Sante messe presso la Chiesa Parrocchiale;
Ore 10:30 - concelebrazione eucaristica;
Ore 16:00 - presso la Piazza Marconi, Tombolata in piazza;
Ore 18.15 - Presso la casa natale di Sant'Ignazio, omaggio floreale e benedizione dei bambini, a seguire processione verso la Parrocchia col santo portato dai bambini;
Ore 19.00 - messa solenne;
Ore 22:00 - presso l'anfiteatro comunale, CABARET CON ROCCO BARBARO E MARIO ZUCCA.

Sabato 31 Agosto:
Ore: 07.30 / 08.30 / 09.30 / 10.30 / 12.00 / 17.00 / 18.00 - Sante messe
Ore 10:30 messa per abbonati, zelatori e zelatrici di LA VOCE SERAFICA, presieduta dal direttore P. Tarcisio, Guardiano del convento di Cagliari;
Ore 18.00 - Santa messa animata dal coro polifonico laconese a seguire solenne processione per le vie del paese accompagnata dalle confraternite, gruppi in costume e cavalieri.
Ore 22.30 - presso l'anfiteatro comunale: Serata a cura del Comune di Laconi.

Domenica 1 Settembre:
Ore: 07.30 / 08.30 / 09.30 / 11.00 / 17.30 / 19.00 - Sante messe presso la Chiesa Parrocchiale
Ore 16.00 - Presso la Piazza Marconi, tombolata finale;
Ore 19.00 - Santa messa di ringraziamento.
 

AUTUNNO IN BARBAGIA




La Barbagia (Barbàgia o Barbaza in sardo) è una vasta regione montuosa della Sardegna centrale che si estende sui fianchi del massiccio del Gennargentu.

I barbaricini sono genti derivanti dalle popolazioni prenuragiche e nuragiche della Sardegna del IV millennio a.C. La colonizzazione cartaginese non riuscì a ridurre all'obbedienza le popolazioni delle zone montane della Sardegna centrale e settentrionale. Si stabilirono semplici rapporti di convivenza e commercio. Ma anche le prime fasi della dominazione romana furono estremamente avversate da Corsi e Bàlari del nord Sardegna ed, in particolare, dal popolo che viveva nella zona che va dal bittese al sud del Gennargentu, e dal Marghine-Goceano fino al golfo di Orosei. Queste popolazioni che resistettero in modo fiero ed efficace furono da essi qualificate come "Civitates Barbariae" in età repubblicana e dei "Barbaricini" in età tardo imperiale e vandalica.
Pertanto il toponimo Barbagia deriva dal latino Barbaria. Il processo di "latinizzazione" fu lento e dovuto soprattutto all'opera di insediamento di coloni ed all'assegnazione delle terre alle popolazioni locali (al fine di renderle stanziali) in età imperiale, a cui risalgono i latifondi definiti da cippi di confine. Importante fu anche l'arruolamento delle genti locali nell'esercito imperiale come mercenari o inquadrate come cohorti vere e proprie.
Gli abitanti di questa regione sono chiamati "barbaricini" ed ancora si possono riconoscere nella descrizione che di loro diede Diodoro Siculo pochi anni prima di Cristo e viene riportata di lato.
La regione è costituita dall'areale del Gennargentu e dell'Ogliastra (zona affine culturalmente), dal Supramonte e dal nuorese fino a Bitti. Confina con la Gallura, la Baronia, l'Oristanese, la valle del Tirso e il Sarcidano. La Barbagia copre un'area di circa 1.300 km² con una popolazione di circa 120.000 abitanti.

La Sardegna è mare, sole e turismo estivo, ma credetemi l'interno ha il suo fascino, terra antica, selvaggia, con regole arcaiche sempre valide e rispettate. Gente dall'antica cortesia e ospitalità, paesi tipici, una cucina favolosa fatta di sapori autentici come la sua gente. Credetemi, se venite in Sardegna non perdetevi questo bellissimo spettacolo della natura. Ci sono tantissime cose da vedere e da gustare, solo per citarne alcune: il villaggio nuragico di Tiscali, Orgosolo e i suoi murales, le antichissime maschere di Mamoiada (is Mamuttones), Su Gologone a Oliena, e tanti altri posti meravigliosi. Cercate queste località su Internet e vedete di cosa parlo!!!

mercoledì 21 agosto 2013

UN GIORNO QUALUNQUE

Un giorno qualunque, di un turno di servizio qualunque, uno scenario visto e rivisto, l'ennesimo delinquente che inizia a correre. Ma stavolta mi fermo, per qualche istante, inizio a pensare, una domanda si fa largo nella mia testa "perchè?".
Perchè inseguirlo? Perchè corrergli dietro? Non sarebbe più facile "perderlo di vista", dire "è riuscito a scappare"? Perchè lo facciamo?
Inseguirlo comporta tutta una serie di rischi, qualche livido se sei fortunato, che i tuoi figli crescano solo con la tua foto sul comodino, se non lo sei.
Ma non è tutto, no, perchè puoi anche avere la meglio tu, lo speri, però devi stare molto attento, non fargli male, non provarci, non vorrai mica che qualche giornalista o passante con l'immancabile telefonino ti riprenda per poi darti in pasto ai media? Fermalo, ma moderatamente, con contegno. O davanti al Giudice, insieme a lui, ci finirai anche tu.
E' giusto, parli con la vittima di uno stupro, magari con una coppia di anziani in lacrime perchè hanno appena perso i risparmi di una vita, e poi, quando hai davanti il colpevole, che magari prova anche a colpirti, sicuramente ad insultarti o sputarti, dovresti cortesemente ammanettarlo? Ci avete preso per dei robot? Nessuna adrenalina, nessuna emozione. Ok.
Beh, ma mi direte, il nostro compito è arrestarlo e basta, poi ci penserà la Giustizia. Ora, io non vorrei allarmarvi, ma forse il dubbio lo avete già, la legge italiana è efficace solo con le persone oneste, solo con chi le multe deve pagarle, solo con chi ha la fedina penale pulita e si troverebbe la vita stravolta da una denuncia, per tutti gli altri è solo un contrattempo.
Ricordo una volta, stavo parlando con un poliziotto della Repubblica Ceca, si parlava di lavoro, ad un certo punto gli ho spiegato cosa fossero gli arresti domiciliari. E' scoppiato a ridere.
La Giustizia italiana... ho perso il conto delle volte che ho visto uscire dal Comando persone fermate, persone che qualche ora prima mi hanno colpito, offeso, prima di me, perchè io devo anche compilare chili di scartoffie per ogni dannata cosa che faccio, lo richiede la burocrazia.
Si, ma lo fate per le gente, avete scelto di difendere le persone. Vero. Ma quando ho scelto di indossare la mia divisa nessuno mi aveva detto che in questo paese non c'è alcun rispetto per le divise, c'è timore, diffidenza, non rispetto per quello che facciamo. Basta fare un giro su internet, dove le persone hanno erroneamente quella sensazione di poter dire liberamente tutto quello che vogliono, per vedere i commenti che le gente ci riserva, sempre pronta a gridare allo scandalo, al sopruso, alla vergogna.
Però dai, fate una bella vita, un sacco di privilegi. Si, vero. Ricordo con piacere ogni maledetto panino del McDonald mangiato di corsa sulla macchina per cenare, tutti i caffè e le vitamine prese dopo un turno di notte, tutte le volte che invece di farmi gli affari miei sono intervenuto fuori servizio e ho passato il mio giorno libero a compilare atti, accompagnato dagli insulti della mia ragazza perchè sono stato un incosciente.
E di quello che giornalmente vediamo in strada? Violenza, morti, ingiustizia. Questo lavoro ti cambia, ti segna, ti rende cinico. Sai come si riconosce qualcuno che ha portato la divisa per molti anni? Dagli occhi, dallo sguardo. E' ostile, duro, stanco.
Ma non importa, dobbiamo essere robot, giusto?
E, come robot, infallibili, non sia mai che qualche colpevole non sia preso subito, prontamente, alla fine è tutto semplice, non vedete come fanno in CSI? Incompetenti, in America si che sanno lavorare, mica come voi qui in Italia!
Computer con schermo 3D, laboratori altamente tecnologici, analisi fantascientifiche, cosa vuoi che sia trovare il colpevole?
Ho brutte notizie per voi. I nostri PC hanno ancora lo schermo a tubo catodico, e la carta della stampante a volte me la devo portare da casa.
Quindi, detto questo, perchè correre? Perchè non far finta di non vedere?
Non lo so. Indossare una divisa, rispettarla, è una cosa strana da spiegare, forse è vero, ti nobilita, forse ti spinge sempre a fare la cosa giusta, nonostante tutto. Ogni giorno lotti per un'ideale, per un qualcosa che sai essere irreale, ma non per te.
E poi ci sono quelle cose, che chi non indossa una divisa non può capire, quelle piccole cose come il sollievo di rientrare a fine turno e vedere che lo hanno fatto anche tutti i colleghi, il restituire anche una semplice borsetta ad una signora anziana che ti abbraccia, i bambini che ti salutano per strada, che ti chiedono di vedere come è fatta la macchina di servizio, che impazziscono se gli regali una spilla e ti dicono " da grande voglio farlo anche io...", i grazie delle persone, e non intendi quelle frasi piene di ipocrisia, i "grazie, buon lavoro" che ti rifila di tanto in tanto qualcuno a cui hai appena risparmiato un verbale, intendo i grazie sinceri, quelli rari, di qualcuno a cui hai appena salvato qualcosa di importante.
Ed il portare la mano alla visiera per l'ennesimo collega morto in servizio. La rabbia di quel momento mi ha sempre dato una forza inesauribile, la forza di tirare avanti per perseguire un obiettivo che nessuno vede. Tranne te.
Fanculo ai pensieri, anche questa volta, si corre.
 
Una bellissima storia, peccato che non sia inventata, è la realtà di un giorno qualunque!!!

sabato 10 agosto 2013

ANGELUS

I protagonisti della narrazione corale di cui è intessuto questo romanzo storico vivono il fluire della Grande Storia, generazione dopo generazione, attraversandola con una particolare sensibilità ereditata da un´antica progenitrice. Simili alla loro città che nei secoli cresce e cade per poi rigenerarsi, si tramandano un filo di sangue e passioni che traccia con realismo magico il fluire circolare del tempo, eternamente presenti nella pietra gialla delle case ove inconsapevolmente vivono i loro discendenti o sospesi nel pulviscolo di sogni e ricordi vibranti nella luce abbagliante del Golfo degli Angeli.
 
 
 
L'incredibile viaggio attraverso le epoche storiche dell'Isola. Una pietra tramandata di generazione in generazione. La maestria dell'Autore nel riuscire a toccare con mano chirurgica i momenti cruciali e più significativi. Ancora una volta il Prof. Pellegrino è riuscito a trasmettere i misteri  di una terra che nel corso dei secoli ha visto il succedersi di molti ospiti mantenendo comunque la propria identità. Tanti sovrani ma mai un padrone, sempre e comunque liberi.
Assolutamente da leggere e gustare lentamente, occhio alle frasi in sardo........sono il succo concentrato della nostra storia.     

giovedì 8 agosto 2013

GIORNI DI LUTTO

Oggi è una giornata triste per la mia famiglia e per la mia isola. La Sardegna brucia, migliaia di ettari di boschi incontaminati sono andati in cenere in ventiquattro ore, e purtroppo ancora non è finita. Tutto questo, se pur triste, rientra nelle normali estati sarde. Questa volta però è diverso, è più doloroso del solito, questa volta ci ha toccato il cuore. La famiglia di mia moglie, Rossana, possiede, o forse dovrei dire possedeva, un bosco secolare di circa trentacinque ettari. Piante secolari, querce, lecci, ginepri, corbezzoli, e tutte le piante tipiche dell'isola formavano un paradiso fitto e rigoglioso dove abitavano in armonia flora fauna selvatica e allevamenti produttivi. Meta di scampagnate, gite e passeggiate in ogni periodo dell'anno, una di quelle cose di cui essere orgogliosi. Tutto questo oggi non esiste più, al posto del paradiso c'è l'inferno fatto di cenere e di morte. Ignoti con una ferocia indescrivibile e incomprensibile hanno appiccato il fuoco in uno degli angoli più belli della Sardegna e dopo chilometri e chilometri ha divorato il nostro eden. Non ci son parole per descrivere il graffio indelebile cagionato alle nostre anime. Anni e anni di ricordi, di odori, di colori, la strana sensazione di camminare nel letto di foglie sempre un po umide del sottobosco mai baciato dal sole, i "corrazzi" lasciati dai cinghiali, i camminamenti di mucche al pascolo, le sorgenti sparse qua e la nella frescura del fittissimo verde. "Su Tuvu" era  un essere vivente con i suoi pensieri e con il suo spirito buono e silenzioso che ci accompagnava nella nostra vita. E' come aver perso un parente, un amico. Il  nostro pensiero va a tutte quelle persone la cui economia, la cui esistenza dipendeva dalla foresta o da parte  di essa. Il nostro pensiero va ai volontari, Vigili del Fuoco, Guardie Forestali, Carabinieri, Protezione Civile  che mettendo a repentaglio la loro vita hanno tentato invano di salvare il bosco. Il nostro pensiero va anche ai delinquenti che pur di ricavare quattro soldi stanno ogni anno di più, mandando in fumo il futuro dei nostri figli, bruciando ciò che i nostri nonni hanno costruito e preservato, non sanno o forse non conoscono ancora la Giustizia Divina che inesorabilmente si abbatterà prima o poi su di loro.
Ringraziamo il Signore comunque per quanto avuto in questi anni. Preghiamo affinché pensi Lui con la Sua Divina Providenza a tutte le persone che vivevano con e per il bosco.
Prego per tutti i parenti e gli amici di Nurallao che hanno perso tutto ciò che possedevano!!!

giovedì 1 agosto 2013

BRAHMS

Il critico musicale Eduard Hanslick, contemporaneo del compositore, indicò in Brahms l'antagonista della "musica avveniristica" wagneriana, ascrivibile a quel filone romantico (al quale appartenevano anche Liszt e Berlioz) che intendeva trasferire nell'opera musicale i tratti letterari e collocava il fatto musicale all'interno di un programma che, affermando l'emancipazione rispetto al rigido impianto formale classico, ricercava una maggiore libertà espressiva.
Il secondo romanticismo musicale tedesco, turbato dal titanismo estremo di Richard Wagner, è invece attraversato da profonda intimità in Brahms, nel quale la severa continuità con la tradizione classica si armonizza con il ricorso ad accenti romantici. La musica brahmsiana, orientata a un vivido sinfonismo e segnata dal sistematico spirito di rivisitazione della struttura compositiva, meditata e sofferta, si accompagna a una tendenza a prediligere la spontaneità dei tratti della musica popolare viennese e ungherese. La trama musicale, adagiata nello spirito di riflessione e ripiegamento, esprime un senso di affettiva profondità e di dolcezza poetica (soprattutto nell'ultima produzione pianistica e sinfonica).
In realtà fu la critica a fare di Brahms un epigono del classicismo, contrapposto a Wagner. Il suo rifiuto dell'"avvenirismo" wagneriano e l'estraneità al teatro musicale ne fecero un esponente di un filone in controtendenza rispetto alle avanguardie. Dal punto di vista della tecnica musicale Bramhs fu tuttavia moderno allo stesso modo dei moderni suoi presunti "concorrenti". Nella fusione delle tecniche e nella ripetizione di generi il musicista amburghese esprimeva la propria anima decadente, rivolta alla reinterpretazione del passato, ma in forme diverse e innovative.
 
 
Le splendide Danze Ungheresi, il ritmo zigano, le sonorità brillanti e grintose, quei suoi modi malinconici e briosi,  in particolare la nr.5, in questa splendida interpretazione del Maestro Abbado.