sabato 25 luglio 2015

OETZI

L’uomo di Similaun, cioè Oetzi, era Sardo

una scoperta che conferma la prodigiosità nell’essere protagonisti, non solo nel Mediterraneo, ma anche nell’Europa continentale, da parte degli antichi grandiosi abitatori della Sardegna Paleolitica:

i Sardiani

oetzi uomo di similaunIl 19/9/91 fu rinvenuto nell’Alto Adige, in Val Senales, a m. 3210 slm, nei pressi del cammino che conduce dal rifugio Similaun al Giogo di Tisa, l’Uomo di Ghiaccio ovvero l’Uomo di Similaun ovvero Oetzi, essere umano vissuto verso la fine del Neolitico (circa 5300 anni fa), arrivato fino a noi perché protetto dalla particolarità dell’ambiente.
 Il 28/2/12 viene pubblicato un articolo, dalla rivista Nature communications, col titolo “New insights into the Tyrolean Iceman’s origin and phenotype as inferred by whole-genome sequencing” di A. Keller ed altri quaranta autori, appartenenti a diciannove istituti di ricerca. Esso è l’ultimo lavoro scientifico portato avanti nello studio delle caratteristiche del prezioso nostro antenato. Diamo una breve, prosaica descrizione delle conclusioni, strettamente attinente ad un nostro percorso di ricerca. Questo ultimo, vede i Sardiani della Sardegna Paleolitica, cioè l’insieme emerso dell’intiero blocco sardo-corso chiamato Sardegna, (come certificato dal manoscritto più attendibile di Pausania), quali protagonisti nella preistoria del Mediterraneo. Ma, essi furono da noi, anche individuati fra gli artefici degli scambi umani, tecnologici e culturali fra la Sardegna e la Valle del Danubio, sviluppati percorrendo la via naturale che da Trieste porta a Bratislava. Ricordiamo anche che essi, almeno da ottomila anni prima che Oetzi cadesse in un’imboscata (così pare), sono da noi ritenuti i principali autori del trasporto dell’ossidiana di Monte Arci e Lipari, fin nelle grotte della Liguria.

Estratto
 In linea generale, v’è da dire che gli studi del genoma mitocondriale di Oetzi iniziarono subito e portarono dopo alcuni anni ad individuarne la completa sequenza. Ma è con la messa a punto di recenti metodologie per l’analisi di antichi DNA che, due anni or sono, se ne iniziò lo studio sulla sequenza dell’intero genoma. Dopo aver ricostruito, con le più avanzate metodologie ed i necessari riscontri con i dati contenuti negli archivi disponibili, una sorta di identikit genetico del nostro Uomo del Similaun, si è cercata la sua  stirpe d’appartenenza. Ma siccome, quei segmenti di DNA mitocondriale caratterizzati da mutazioni, presenti nell’Uomo di Ghiaccio, non sono stati riscontrati fra le migliaia di campioni appartenenti ad individui contemporanei, è stato difficile valutare la sua stirpe genetica. Pertanto, la prima conseguente analisi si sviluppò nel dimostrare se il suo DNA autosomico (cioè di un cromosoma non determinante il sesso)  mostrasse una affinità con una qualche specifica popolazione o rimanesse estraneo ai campioni contemporanei. Per lo scopo furono presi campioni specifici di 1300 Europei, 125 Nordafricani e 20 del Qatar. La prova diede la presenza di affinità di Oetzi solo nei confronti degli Europei. Tuttavia, considerando nel test, soltanto le popolazioni europee, si osservava che i parametri del nostro antenato si posizionavano in stretta prossimità di cinque dati, però isolati da tutti gli altri, dell’Europa sud-occidentale. In particolare, i dati dell’Uomo di Similaun, sono risultati confinare (cioè  molto vicini) con una zona isolata geograficamente: la Sardegna. 
Si è anche visto che la analisi di un’insieme più grande di campioni, supporta ulteriormente la vicinanza di Oetzi con campioni provenienti dalla Sardegna. Anche ulteriori prove, necessarie ad effettuare una verifica sui risultati ottenuti, hanno confermato nel loro complesso, quanto fin qui evidenziato. Inoltre, per determinare la stirpe paterna del nostro antenato, ci si è serviti del suo cromosoma Y. Il confronto con circa 8.000 cromosomi provenienti da trenta regioni europee, ha rivelato ancora che le più frequenti affinità con Oetzi (25% e 9%) si riscontrano nella Corsica meridionale e nella Sardegna settentrionale rispettivamente, mentre in Europa tali frequenze non arrivano all’1%.

Si conclude
Pertanto, a ragione dei succitati test, si scopre, lato sensu, che Oetzi risulta imparentato, non con Austriaci od Altoatesini, ma certamente con i Sardi d’oggidì. Ovvero, il suo corredo genetico indica la Sardegna, quale provenienza geografica dei genitori.
Ed ancora, la specifica analisi atta a scoprire la provenienza del padre, indica la sua parentela fra gli odierni abitanti della Corsica meridionale e della Sardegna settentrionale, sistemati proprio entro i confini di quella che noi definimmo Sardegna Paleolitica (vedasi copertina del libro kircandesossardos), approdata alla tradizione classica greca (Ecateo, Erodoto, Pausania) col nome “Sardegna” (o Sardò). Anche in questo caso si dimostra che il padre di Oetzi era Sardiano e non Austriaco od Altoatesino.

articolo di sardegnastoria.it


Questa fantastica scoperta conferma quanto l'antico popolo sardo fosse moderno, viaggiasse e fosse al centro del mondo antico, con scambi commerciali e culturali. Tutte le nuove teorie sulla vera importanza della civiltà nuragica pian piano stanno venendo fuori ma in Sardegna si continua a tener sepolti monumenti che tanto potrebbero dare ancora oggi al popolo sardo, i Nuraghi, circa 10000 torri risalenti all'età del bronzo di cui nessuno si occupa, non si scava, non rappresentano quasi alcuna attrattiva turistica.......abbiamo un tesoro dal valore inestimabile.......quasi completamente sepolto......senza considerare la "strana presenza di torri molto simili in Spagna, Portogallo, nord della Francia e persino in Scozia........tralasciando il Grande Zimbawe al centro dell'Africa........ma noi.......continuiamo a dormire!!!....(ndr)

3 commenti:

  1. Davvero interessante scoperta! Oetzi mi ha sempre affascinata, così come tutta la preistoria e l'archeologia.
    Un abbraccio a tutti

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  2. Sarebbe bello tornare indietro nel tempo e vedere come sono andate le cose effettivamente.....ma non è possibile!!!

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    1. Si, sarebbe proprio bello. Però credo che una ricerca archeologica seria potrebbe dare ancora tanti elementi in più, ma come tu hai scritto, m i pare che non ci sia la volontà di farlo. Peccato!

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